STORIA DI TORRI DEL BENACO

Le origini di Torri del Benaco si perdono nella notte dei secoli. I primi segni della presenza dell’uomo sono da far risalire al 2000 circa a.C.: nel 1978, durante scavi nel centro storico furono rinvenuti frammenti in ceramica decorata e oggetti in selce attribuibili all’età del bronzo e negli anni ’60 vennero trovate tracce di un antico insediamento palafitticolo. Altre testimonianze della presenza umana di quel periodo sono le numerose incisioni rupestri, raffigurazioni di notevoli dimensioni incise su lastre di pietra. Torri (Tulles) entrò a far parte dell’Impero romano verso la fine del I sec. a.C.: lo conferma il rinvenimento di monete di età imperiale e molti toponimi ancora esistenti come Le Sorti (sortes) e Il Salto (saltus); lo dimostrerebbero soprattutto la torre ovest del Castello e l’impianto urbanistico del porto e del Trincerò, nella parte nord del centro storico.
Dopo la caduta dell’impero romano, dilagarono le popolazioni dei Goti, poi dei Longobardi e dei Franchi e agli inizi del x sec. penetrarono gli Ungari.
Perciò l’allora re d’Italia Berengario I°, che nel 905 giunse e si fermò a Torri, fece erigere la cinta muraria di cui rimangono ampi resti e la Torre di Berengario, ora in piazza della Chiesa.
A Torri datò 6 diplomi con i quali volle ricompensare con donazioni coloro che lo avevano aiutato contro Ludovico III di Borgogna. All’inizio del I millennio Torri godeva di un’importanza strategica e di una certa rilevanza politica essendo sede del Consiglio della Gardesana. Nel XII secolo la sponda veronese del Garda vide passare le truppe del Barbarossa; a questo stesso periodo risalgono la Chiesa di San Giovanni, nei pressi del vecchio cimitero, la Chiesa della Trinità, al porto, e San Gregorio a Pai. Con l’avvento degli Scaligeri a Verona, a Torri vennero rafforzate le difese del porto, creando una darsena fortificata e innalzato il Castello voluto da Antonio Della Scala, sulle rovine di una struttura preesistente, uno dei fortilizi più importanti di tutto il Garda. Attualmente ospita un interessante Museo etnografico, con gli aspetti più caratteristici della cultura locale e sul lato meridionale una serra di agrumi. Ma l’allestimento di tutte queste difese non impedì la guerra tra i Visconti e i Da Carrara che si alternarono nel dominio della sponda del lago, fino al dominio della Repubblica di Venezia (1405) durante la quale Torri divenne sede della Gardesana dall’Acqua, federazione di 10 comuni con compiti di repressione del contrabbando e di ripartizione degli oneri fiscali.
Il Consiglio della Gardesana dell’Acqua era ospitato nell’ala del palazzo ora occupata dall’albergo Gardesana un tempo dei nobili Calderini ed era presieduto dal Capitano del Lago. Tra i torresani che assolsero a tale compito ricordiamo Giovanni dei Menaroli (1380). Nel ‘5 -‘600 ci furono devastanti pestilenze che dimezzarono la popolazione di Torri; per contrastare il flagello gli appestati venivano raccolti vicino alla chiesa di San Giovanni e nel monastero annesso alla Chiesa di San Faustino. Un interessante raffigurazione di Torri di questo periodo lo troviamo in un affresco nella Chiesa di Sant’Antonio, sulla strada che porta alla contrada di Coi: il paese, cinto dalle mura medioevali è rappresentato con il castello scaligero a sud e la Chiesa parrocchiale a nord, prima dell’ampliamento settecentesco, con un piccolo campanile addossato.
Troviamo numerose informazioni sulla vita quotidiana dei pescatori e dei contadini del piccolo centro di Torri nel XVIII sono riportate nel libro che contiene i verbali delle sedute della Vicinia, l’assemblea dei capifamiglia che si radunavano per trattare gli affari. Nel 1797 i soldati di Napoleone sbarcarono a Torri e non mancarono scontri tra austriaci e napoleonici.
Nelle acque del lago, di fronte a Pai, una flottiglia austriaca mise in fuga i francesi. Dopo le razzie fatte dalle truppe napoleoniche, le nostre zone furono interessate dalla carestia, da freddi eccezionali, da siccità, da malattie.
A fine ‘800 giunse sicuramente a Torri l’eco delle guerre d’indipendenza combattute nel basso lago e delle imprese garibaldine, in cui si distinse anche il botanico torresano Gregorio Rigo, e nel 1866 anche Torri entrò a far parte del Regno d’Italia. L’attività prevalente era la pesca e la coltivazione degli olivi ma si lavorava anche nelle serre di agrumi e nelle cave di marmo. Tra i personaggi di spicco in questo periodo ricordiamo mons. Giuseppe Nascimbeni (Beato), nato nel nostro paese.