LA SALA DEI CALAFATI

I calafati erano artigiani dediti alla costruzione e riparazione delle barche da pesca, le caratteristiche bisse o gondole piane, e dei grossi barconi da trasporto. Centri rinomati per tale attività erano Torri e Castelletto, i cui calafati erano specializzati nella costruzione delle barche, mentre a Riva, a Desenzano e a Malcesine venivano preferibilmente allestiti i barconi. Quando si costruiva un'imbarcazione, gran parte del lavoro si svolgeva all'aperto e raramente si partiva da un progetto scritto. La struttura era impostata direttamente sulla spiaggia dove, per terra, venivano tracciate le dimensioni principali. Le gondole, lunghe dai 7 agli 8 metri, avevano il fondo piatto e ciò favoriva le manovre durante le operazioni di pesca; il legname impiegato era di varie essenze: gelso per le ordinate (le gaòrne), larice per il fasciame (le as), ulivo per gli scalmi (le fòrcole), abete per i remi (i rém) e l'albero (l'èlbor), pioppo per le pale. Appena entrati, notiamo il caratteristico banco da lavoro dei calafati, così fatto per permettere la lavorazione delle ordinate. Sul banco, assieme ad altri attrezzi, ve ne sono due a forma di scalpello e chiamati versidòr e colcadòr, i quali, con l'aiuto di una mazzuola di legno, servivano per turare con la stoppa le fessure fra le assi, prima di procedere a calafatare la barca con catrame e pece. Sulla pedana possiamo ammirare tre pialle, di cui una gigantesca. Sulla parete di fronte sono invece esposti diversi succhielli (le troèle) e tre «ascie», l'attrezzo da taglio che costituiva il simbolo della categoria dei calafati. Sull'altra parete vediamo vari tipi di seghe, tra cui una grande refendìna, con la quale si ottenevano le assi dai tronchi; dal soffitto scendono, infine, delle grosse tàje, paranchi costituiti da due bozzelli, usati per tirare all'asciutto i pesanti barconi o per altre manovre di forza. La ricostruzione del banco del calafato è opera di Ettore Peroni.