LA SALA DELLE INCISIONI RUPESTRI

Le incisioni rupestri del lago di Garda vennero segnalate per la prima volta nel 1964 dal prof. Mario Pasotti. Da allora ne furono scoperte un po' dappertutto, da Garda a Malcesine, ma la zona finora con la più alta concentrazione di graffiti è senz'altro quella di Torri. Fino ad ora sono state catalogate più di 250 rocce incise e almeno 3.000 raffigurazioni. Tale complesso di arte rupestre, reso possibile dalla presenza dei liscioni, le rocce modellate dai ghiacciai, per importanza è collocato subito dopo quelli della Val Camonica e del Monte Bego. Le raffigurazioni sono in genere di grandi dimensioni ed eseguite quasi esclusivamente con la tecnica della martellinatura. Per quanto riguarda l'origine di tale arte, l'opinione più comune è che gli artefici siano stati cacciatori e pastori che transitavano per queste zone, oltre che cercatori di metalli (Iimonite) e di selce. Per l'approfondimento di un così affascinante argomento non ci resta ora che affidarci alle chiare ed esaurienti spiegazioni che corredano i pannelli della mostra. L'autore di tali spiegazioni è il prof. Fabio Gaggia, dalla cui penna è pure uscita una pregevole monografia sulle incisioni rupestri del Lago di Garda (Le incisioni rupestri del Lago di Garda, Verona, 1982).

Introduzione.
L'abitudine di incidere o disegnare sulle pareti rocciose delle montagne, o all'interno delle grotte, è molto antica e le sue origini si fanno risalire a circa 30.000 anni fa (Paleolitico superiore); probabilmente la nascita dell'arte rupestre è legata alla comparsa stessa dell' Homo sapiens sapiens (il tipo umano attuale) e ai suoi primi tentativi di esprimersi graficamente. Con il ritiro dell'ultima glaciazione (circa 10.000 anni a.C.) le montagne levigate dai ghiacciai hanno costituito una naturale lavagna su cui poter disegnare e incidere messaggi che sono giunti fino a noi ancora leggibili. Le aree evidenziate con il color giallo sulle cartine topografiche sono le località di maggior concentrazione di arte rupestre rispettivamente in Europa, nell'arco alpino, sulle sponde orientali del Lago di Garda e, in particolar modo, a Torri del Benaco. Nell'arte rupestre del Lago di Garda i temi maggiormente raffigurati sono le armi, la figura umana, gli animali, i simboli religiosi (simboli solari e croci), gli strumenti, le imbarcazioni, le figure geometriche, gli schemi di gioco e, per ultime, le iscrizioni in caratteri alfabetici. Le figure più antiche appartengono cronologicamente all'età del Bronzo (circa 1.500 a.C.) e all'età del Ferro (primo millennio a.C.) ma l'abitudine di incidere sulle pietre è perdurata fino ai nostri giorni senza soluzione di continuità, costituendo un prezioso documento per la conoscenza del nostro passato. A Torri del Benaco esiste quindi una specie di «archivio all' aperto» in gran parte ancora da scoprire e da valorizzare.


 Le armi.
Le figure di armi, in particolar modo asce, pugnali e spade, sono assai utili per la datazione delle incisioni rupestri, poiché queste figure trovano perfetto riscontro con i reperti archeologici (età del Bronzo, età del Ferro). Con l'inizio della metallurgia (III -II millennio a.C.) le armi sembrano diventare il tema dominante dell'arte preistorica (es.: Valcamonica e Monte Bego); esse appaiono isolate, raggruppate o raffigurate sulle statue-stele. L'arma può essere considerata o come simbolo del potere delle aristocrazie guerriere preistoriche (vedi ad esempio le descrizioni che ne fa Omero nell'Iliade e nell'Odissea), oppure sono il simbolo dei metallurghi che giravano l'Europa alla cerca di metalli (rame, stagno, ferro) che poi vendevano rifiniti sotto forma appunto di asce, pugnali e monili in bronzo. La Pietra di Castelletto (Brenzone) e la Pietra delle griselle (Torri del Benaco) possono essere considerate una specie di «ripostiglio figurato». Considerando comunque valide entrambe le teorie, possiamo affermare che il Garda, come via d'acqua, è stato nella preistoria un punto strategico, soprattutto sul piano economico, come ci testimonia il grande sviluppo della civiltà palafitticola.


 I cavalieri.
Scomparso durante il Paleolitico superiore, il cavallo ricompare nel nostro territorio durante l'età del Bronzo, ma solo con l'età del Ferro, con l'arrivo della civiltà paleoveneta (I millennio a.C.) il cavallo diventa un importante strumento di lavoro e di guerra. Le raffigurazioni di uomini a cavallo vanno quasi sempre identificate come guerrieri a testimonianza di come, da sempre, il nostro territorio, situato fra Pianura Padana e cerchia alpina, fra Veneto, Trentino e Lombardia, all'incrocio di varie culture e civiltà, sia stato spesso frequentato da formazioni militari e considerato zona di confine. Per vari motivi, quindi, rimane incerta l'attribuzione cronologica della Pietra dei cavalieri.


La figura umana.
L'arte rupestre del Lago di Garda è piuttosto schematica e rudimentale: le figure umane, ad esempio, sono quasi sempre estremamente semplificate, rigide, prive di particolari anatomici e di movimento. Ciò è dovuto, a nostro giudizio, sia al tipo di roccia (calcare) che non consente elaborazione grafiche dettagliate (la roccia si «squama» sotto i colpi inferti da un percussore litico), sia alla mancanza di una vera e propria tradizione di incisori nel corso dei millenni (come invece è accaduto in Valcamonica). L'uomo è spesso raffigurato sotto forma di una semplice croce, frequenti i «cefalopodi» dove le gambe si legano direttamente alla testa; ma con una certa frequenza la figura umana appare armata e sessuata.

I simboli religiosi.
La croce è uno dei simboli più diffusi nell'arte rupestre benacense e ci testimonia il carattere sacro di molte figurazioni incise sulla roccia. Con l'arrivo infatti dei primi evangelizzatori, tutti i luoghi di culto pagani, comprese le rocce istoriate dall'uomo preistorico, venivano cristianizzati con l'imposizione di una croce. Varie testimonianze ci dicono inoltre che anche in epoche più antiche l'uomo disegnava sulle rocce con intenti magico-religiosi ed il simbolo solare, sovente adottato quale raffigurazione divina, ne è la prova inconfutabile.

Il filetto o mèrler.
Il gioco del filetto, localmente chiamato merlér e da non confondere con l'analogo gioco del tris, è presente su moltissime rocce sparse nei boschi ma talvolta compare inciso anche sulle soglie di casa. Inizialmente ritenuto simbolo religioso preistorico, esso è più semplicemente un gioco che è giunto nel nostro territorio nel Tardo Antico o nell' Alto Medioevo insieme al gioco degli scocchi. Raffigurato dopo l'anno mille anche in parete verticale e di piccolissime dimensioni, il filetto assume un indecifrato valore simbolico da paragonare, forse, a quello del labirinto, simbolo assai diffuso anche nel mondo cristiano medievale.

Simboli vari.

Le imbarcazioni.
Quando pensiamo al Garda di una volta, dobbiamo immaginare un territorio privo di vere e proprie strade, comparse solo nel corso dell'ultimo secolo. Tuttavia il Garda è sempre stato una importante via di comunicazione fra la pianura e la zona alpina: questa «strada» era naturalmente percorsa da imbarcazioni che inizialmente (II millennio a.C.) potevano essere canoe monossili, poi navi romane (a vela quadrata), ed infine piroscafi a motore. Possiamo constatare come tutte le navi transitate sulle acque del Garda siano state immortalate sulla roccia da anonimi ma benemeriti artisti.